Questione femminile

Per un nuovo femminismo



1.  Le nuove tecnologie applicate alla generazione degli esseri umani cambiano il modo di considerare il ruolo femminile e il corpo delle donne e richiedono, quindi, una nuova lettura femminista della modernità. Ma, soprattutto in Italia, molte teoriche del femminismo sono rimaste ancorate a un'interpretazione di questi fenomeni ormai datata e logora, vincolata com'è a un'idea dell'emancipazione femminile intesa come liberazione della donna dal proprio destino biologico, cioè come negazione della maternità. L'enfasi ancora oggi posta sul "diritto di aborto" come segno di emancipazione e di parità delle donne - che diventano così sempre più simili agli uomini in quanto libere dal "peso" della maternità - rivela come rimangano estranei all'analisi femminista i nuovi bisogni femminili di una emancipazione che non mortifichi il ruolo di madre.
Un modo nuovo di pensare "la" donna e "alla" donna si sta, però, facendo strada. In questa direzione si muovono alcune femministe a cui va il merito di aver aperto un varco, nel dibattito attuale, sui rischi per la vita e per la salute della donna - oltre che per la vita del nascituro - causati dal ricorso all'aborto anche farmacologico, sulle conseguenze psico-affettive dell'aborto (la cosiddetta " sindrome post-abortiva) e, più in generale, sugli effetti disgreganti provocati dalle nuove tecnologie sulla relazione tra genitori e tra genitori e figli. Sempre da loro viene forte la denuncia degli abusi subiti dalle donne, tra cui l'imposizione di mortificanti politiche di controllo pubblico delle nascite, in particolare nei Paesi in via di sviluppo.

2.  Se il femminismo "della liberazione" ha contribuito a mettere in evidenza i pericoli della cancellazione delle differenze di genere - maschile e femminile - nel processo di assimilazione delle donne agli uomini, ha però anche ecceduto nella rivendicazione di uno spazio esclusivo (ed escludente) solo "delle" donne, cioè nella radicalizzazione unilaterale dei valori e dei diritti femminili.
Elaborare un "nuovo femminismo" significa, allora, impegnarsi a riformulare il femminismo tradizionale, valorizzando il contributo del pensiero femminile e mettendo in evidenza come la differenza sessuale non costituisca una separazione irriducibile ma un modo di manifestarsi della naturale complementarietà tra donna e uomo. Il neofemminismo vuole così, proprio di fronte alle nuove sfide della biomedicina, difendere l'uguaglianza dei diritti umani, maschili e femminili, superando sia l'uguaglianza senza differenza (ovvero l'ugualitarismo indifferente), sia la differenza senza uguaglianza (ovvero il dualismo antagonistico), alla ricerca dell'armonia reciproca radicata nel riconoscimento della comune natura umana. Difendere l'uguaglianza significa allora non omologare la donna all'uomo, ma riconoscere i diritti umani delle donne in un percorso che sappia valorizzare la specificità femminile. Il ricorso all'aborto, la richiesta di nuove tecniche di generazione umana, l'imposizione di politiche di controllo demografico, sono questioni che interpellano profondamente le coscienze e coinvolgono l'intera società.

3.  L'Associazione Scienza & Vita avverte l'esigenza di riportare questi temi al centro di una riflessione seria sulla donna e sulla sua vita e salute, interrogandosi in modo critico e costruttivo sui seguenti punti:

  • le reali conseguenze degli interventi farmacologici e tecnologici sul corpo e sulla salute della donna;
  • in che modo le nuove tecnologie riproduttive influiscono sulla definizione del ruolo e dell'identità femminile;
  • quali sono i problemi femminili che oggi emergono prepotentemente nella società italiana, vedi ad esempio, la difficile gestione del rapporto maternità-lavoro.